
Domenica a Misano è andato in scena l’ennesimo episodio che dimostra come anche il talento del campione possa andare miseramente sprecato se la personalità ci porta fuori controllo. Esistono strumenti di misurazione, e soprattutto di sviluppo, dei tratti che ci conducono fuori strada, nello sport come nel lavoro e nella vita.
Circuito di Misano, 9 settembre 2018: Romano Fenati e Stefano Manzi, promettenti piloti italiani della Moto2 si stanno stuzzicando. I due vengono in contatto più volte, non si risparmiano colpi, la tensione sale alle stelle. E pensare che solo un anno più tardi i due avrebbero condiviso la scuderia, MV Augusta aveva scelto proprio loro due per il 2019. Ad un certo punto Fenati affianca la Suter MMX di Manzi e deliberatamente preme la leva del freno della moto del pilota riminese, con le due moto lanciate a circa 220km/h. Un tentato omicidio.
I giudici di gara espongono la bandiera nera, per Fenati la gara finisce lì così come, probabilmente, la sua carriera da motociclista professionista. Il giorno successivo, Snipers, team di Romano Fenati, rescinde il contratto con lo stesso; e MV Augusta, futuro team di Fenati per il 2019, comunica di aver annullato l’accordo con il pilota ascolano. Lo stesso Fenati in un’intervista concessa a Repubblica, a caldo, comunica che lascerà il mondo del motociclismo professionista.
Un gesto, una manciata di attimi, una carriera sfumata.
I nostri comportamenti possono condizionare, in maniera decisiva, il nostro percorso lavorativo, e non solo. Il talento di Fenati non gli basterà più (probabilmente) per poter tornare a calcare i circuiti del motociclismo professionista. Sebbene il talento, il potenziale, sia molto importante, anche sul lavoro, la fatica e il self-management svolgono un ruolo altrettanto determinante. Prendere consapevolezza di quelli che sono i propri punti di forza e aree di miglioramento ci consente di avere una “segnaletica” in grado di metterci in guardia da quelli che vengono chiamati, nella ricerca Hogan, derailer.
I derailer rappresentano dei punti di forza portati all’eccesso, un eccesso che porta con sé il rischio di deragliare, uscire di strada. L’irritabilità è uno di questi, reagire in maniera sproporzionata a situazioni difficili, faticare a reggere la pressione, perdere le staffe facilmente. Le persone caratterizzate da questo derailer vengono percepite come intense ed energetiche, persone in grado di trasmettere passione e carisma; d’altro canto però potrebbe risultare molto difficile lavorare con loro poiché lunatiche, irascibili e difficili da accontentare.
Molte volte passiamo il nostro tempo chiedendoci se siamo bravi nel nostro lavoro, ma quante di queste volte riflettiamo sui comportamenti che mettiamo in pratica ogni giorno nel nostro lavoro, con i nostri colleghi, con il nostro team?
Quante volte le organizzazioni si interessano alla personalità piuttosto che alle competenze dei talenti con cui decidono di avviare un rapporto di lavoro? Le competenze tecniche sono fondamentali, ma anche le attitudini svolgono un ruolo cruciale.
Pensiamo a una persona chiamata a ricoprire un ruolo amministrativo e in possesso di tutte le qualifiche tecniche idonee a ricoprire quella posizione. Immaginiamo che questa persona, a seguito di un assessment di personalità, risulti percepita come poco prudente, incline a prendersi molti rischi, incapace di anticipare le conseguenze delle proprie azioni. Le competenze tecniche ci sono, ma le attitudini di questa persona ci mettono in guardia: forse non è la più adatta ad amministrare i conti di una società.
In Awair crediamo fermamente che i comportamenti determinino l’affermazione professionale di una persona e in ultima analisi dell’intera organizzazione: riuscire a individuarli in modo obiettivo e strutturato, aiutare a mitigarli quando necessario e svilupparli appieno è la competenza che ci distingue sul mercato e la convinzione che portiamo con successo alle aziende con cui lavoriamo.